Questo breve romanzo di Carrisi è davvero sorprendente, niente a che vedere con tutti gli altri, chi si aspetta un thriller rimarrà deluso, l’autore stesso lo precisa : si tratta di un “noir”. In realtà non sono del tutto d’accordo. A mio avviso è più un romanzo sperimentale quasi che l’autore voglia svincolarsi dal genere a cui siamo abituati e in cui inevitabilmente precipita la sua formazione di criminologo, per veleggiare verso forme narrative metaforiche più alte. Protagonista il FUMO ed interpreti del tema due uomini che in una fredda notte di guerra si fronteggiano di fatto nemici ,ma in realtà amici, legati dalla voglia l’uno di raccontare una storia l’altro di ascoltarla ( sembrerebbe una reminescenza delle Mille e una notte) e dall’amore nei confronti della vita, di una donna ,della morte di cui se l’incontri una volta non ti liberi più. Molto malinconico il personaggio del dottore austriaco che non comprende il senso di una guerra atroce e quasi mitico il personaggio del sodato italiano che nell’ultima sua notte di vita imbastisce una storia che sarà poi consegnata a distanza di vent’anni ad una donna . Sperimentazione perché su uno sfondo reale ( l’attenzione alla realtà è una costante di Carrisi) l’autore crea una breve , intensa storia di amore , amicizia , perdono, dolore; storia però evanescente come il Fumo ( i personaggi sono tabagisti) che avvolge le cose facendone perdere i contorni, creando illusioni e disorientamento. Anche la prosa è diversa, più ampia , avvolgente , quieta, priva di quella secca tensione che ritroviamo negli altri romanzi. Insomma , credo che Carrisi ci riserverà grosse sorprese in futuro.