"Eravamo lì, ma avevamo creduto alle favole sbagliate. Per questo motivo era cominciata la stagione delle piogge".nel "Il padre infedele" Antonio Scurati narra la storia di una coppia che scoppia per la disillusione di non essere riuscita ad essere ciò che si era promessa di essere.Travolti dalla quotidianità, ma soprattutto da una società che non aiuta a costruire un futuro, la disillusione prende il sopravvento sui due protagonisti che finiscono con l'essere due estranei persino a se stessi. Unica possibilità per infuturarsi, la presenza di una figlia vissuta , però, con la consapevolezza di tradire il ruolo proprio di genitore; da qui il titolo. Il libro, però, suona falso vuoi perchè è pervaso da un'ironia dissacrante e cinica propria di Scurati, vuoi perchè si nota un giocare con le parole utilizzate per un mero gusto estetico, vuoi perchè tutte le considerazioni sull'attuale società, oltre ad essere scontate. risuonano come lezioni impartite dall'alto. Non c'è sentimento, passione, cuore in ciò che si racconta ed è questo il grosso limite di un libro che non rende onore all'autore de " La seconda mezzanotte"