Libro volutamente ermetico che ha la pretesa di sviluppare una storia nuova: un amore virtuale tra due giovani che lavorano per una società informatica. Tre i protagonisti : Lizzie, ragazza apparentemente determinata ed egoista, Adrian , giovane misterioso e spietato e un amico che svolge il ruolo del narratore della storia, colui che con occhio disincantato osserva e racconta . La trama (chiamiamola così) si avviluppa su se stessa cadendo nella ripetitività, il linguaggio vuole essere ricercato e prezioso ma finisce con il risultare non solo volutamente ostico ma un’accozzaglia di parole prive di senso. Non capisco come questo libro sia stato candidato allo Strega. Scrive l’autrice : “Questa è una storia sul potere delle storie e la manipolazione, sull’isolamento e la precarietà della salute mentale” Credo sia questa la chiave di lettura dell’intenzione dell’autrice.
Così come i protagonisti decidono di trasferire “ emozioni e desideri dietro uno schermo ad alta definizione” così la Manzon si nasconde dietro parole vuote, con accostamenti talmente poco probabili da far pensare alla famosa favola I vestiti dell’Imperatore in cui tutti , per non passare per stupidi, osannavano il lavoro dei due furbacchioni, in questo caso una furbacchiona.