Nella notte tra il 17 /18 ottobre del 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo sparisce la tela della Natività del Caravaggio. A distanza di pochi giorni un “ picciotto” viene ucciso mentre amoreggia con la sua ragazza. Questo il punto di partenza del romanzo di Borruso un giallo in cui verità e fantasia si avviluppano al punto da far dire al narratore che “ nulla è come sembra”
Le indagini avviate sul furto e sull’omicidio vengono affidate al commissario Armando Cacioppo che per caratteristiche psicologiche evoca un po’i commissari che popolano i romanzi di tanti autori meridionali. Rude, dal cuore solo apparentemente di ghiaccio, pensoso e malinconico, fedele servitore dello Stato, nel suo indagare Cacioppo finirà con lo scoprire con amarezza che “ a volte l’apparato dell’ordine che egli difendeva tradiva la verità di uomini e fatti”
Aspetto interessante del romanzo è che la vicenda si incastona nella storia più generale di un’Italia devastata da trame eversive, mafia , collusioni , corruzione e delitti eccellenti quasi che “ la maledizione che in Sicilia pare abbiano perfino le pietre” si sia estesa come la tela invischiante di un ragno a tutto il Paese. A questo aspetto oscuro che percorre tutto il romanzo si contrappone la visione solare e concreta di Rosuccia, , novella Madonna che con il suo bimbo peregrina nella testarda speranza di poter realizzare quel “fiume di sogni” che l’attraversa e che alla fine della vicenda scopre che sì si può sognare , ma a patto che tanti uomini e tante donne sognino insieme.
Questa speranza quasi inossidabile di Rosuccia tradotta nel suono incantatore che si ode nel silenzio della notte , costituisce il leit motiv del libro. E’ la speranza di chi vuole cambiare le cose di chi , malgrado tutto, trova la forza di rialzarsi, continuare a ridere, di chi vuole studiare e cogliere le opportunità anche se c’è un prezzo da pagare…. …… tutto questo può avvenire solo all’estero lontani da quella terra amara dove “la vita è una minaccia, una condanna ad espiare qualcosa…”
La scrittura , percorsa ininterrottamente da un amara ironia si adagia morbida nel filone di tanta letteratura meridionalistica grazie all’uso di una lingua che mescola, con la giusta dose, l’italiano standard con modi di dire, proverbi e parole tratte dal dialetto siciliano. Il libro offre anche interessanti spunti di riflessione, ad esempio sul ruolo del narratore che “ è un investigatore “ , sulla “ trama che è sempre frutto di un improbabile azzardo che provoca il brivido dell’onnipotenza” e sullo scrivere considerato atto terapeutico nel momento in cui Rosuccia, adulta, scrive una lettera che mai potrà essere recapitata a Cacioppo “ Io so che adesso mentre scrivo, posso solo cercare di afferrare ciò che non ho capito con le poche parole che conosco”.
Romanzo nel complesso interessante per spunti e temi ,ma soprattutto, a mio avviso perché lancia un messaggio che tutti dovrebbero cogliere , il messaggio dell’essere UNITI per fare finalmente luce e trasformare il suono flebile della notte nell’assordante sinfonia del giorno.