Leggendo questo romanzo di cui è autore il padre del moderno romanzo giapponese sono rimasta perplessa, una trama inconsistente, personaggi caratterizzati da un’incapacità di vivere davvero deprimente, senza alcuna conclusione, neppure la presenza di un finale aperto (come se l’autore all’improvviso avesse deciso di smettere di scrivere) è la storia di un giovane che nella sua vita non si è mai impegnato in nulla e così anche il suo amico. Keitaro vive in una pensione e lì conosce un uomo che improvvisamente sparisce lasciandogli in eredità un bastone il cui pomo è a forma di serpente. Questo bastone sembrerebbe inizialmente assumere nel romanzo un ruolo importante, quasi fosse un amuleto, salvo poi sparire così come sbiadisce il personaggio di Keitaro sopraffatto da quello dell’amico, anch’egli un inetto alla vita. L’unica cosa piacevole sono i paesaggi giapponesi, gli usi e la parte relativa alla morte di una piccola bimba, per il resto l’ho trovato noioso