La nostalgia è il sentimento che domina e attraversa tutto il romanzo di Nevo che , in verità, ha dato prove migliori della sua capacità affabulatoria. Il racconto della storia di Noa , studentessa universitaria prossima alla laurea in fotografia e Amir , studente di psicologia che decidono di convivere in un villaggio prima abitato dagli Arabi, si inserisce nel contesto più generale della storia di Israele . L’occupazione di territori appartenenti ad “ altri” che all’improvviso si ritrovano in fuga dalle loro case , l’uccisione di Rabin, gli attentati terroristici, la paura , la vendetta, la morte di giovani israeliani non fanno solo da sfondo , finiscono con il prevalere sui personaggi troppo invischiati nel presente e condizionati , nell’essere perplessi e indecisi, da un’atavica vicenda che non ha mai fine. Struggente la parte relativa alla descrizione delle foto scattate da Noa per la sua tesi che hanno, tutte ,in comune il senso della perdita di cose, animali, persone , lo smarrimento che pregna tutti di fronte alla constatazione che tutto ciò in cui si sperava è passato irrimediabilmente. Ben scritto, il romanzo ci illumina sulla formazione di quest’ autore israeliano che , a ragione si inserisce nell’Olimpo della letteratura israeliana.