Romanzo premiato con il premio Calvino nel 2017 di una giovane esordiente è la storia di Rosita , una ragazza che cerca la propria emancipazione lasciando il paese in cui vive ,anche per sfuggire alle grinfie di una madre ossessiva e possessiva , per andare a studiare a Padova. Ma Rosita non riesce per anni a riscattarsi davvero, ha un lavoro misero che a stento le consente di sopravvivere, è fuori corso, non vive un amore travolgente; si accontenta così come le hanno insegnato finchè un incontro casuale con un vecchio avvocato che le offre un lavoro decoroso allo scopo di plagiare la sua mente, non le farà scoprire che dentro di sé ha tanto da far affiorare e dare. Una buona lettura che non si limita solo a stimolare le donne ad avere maggiore fiducia nelle proprie capacità ,ma che è anche una critica nei confronti degli uomini che non concedono alle donne la capacità di scelta della propria vita. Infatti L’avvocato Lepore è afflitto da una inguaribile misoginia che lo porta a definire matrimonio “ Un progetto di disfacimento a lungo termine… un patto implicito di mutua sofferenza. Al di là della storia che potrebbe risultare un dejà vù è interessante l’aspetto linguistico del libro , il lessico è infatti ricercato, pensato, denso e incisivo, insomma un buon preludio ad opere sicuramente più mature.