“Bisogna vincere ad ogni costo, con qualunque mezzo” Questa è la filosofia dell’avvocato Gobillot, unico indiscusso protagonista del romanzo giunto alla fama e al potere grazie alla sua cinica spregiudicatezza spintasi al punto di “rubare” la moglie al suo benefattore. Il romanzo, breve, ma intenso è una specie di diario o meglio un’istruttoria aperta “ in caso di disgrazia” dallo stesso Gobillot il quale, a seguito dell’incontro con una giovane prostituta che, proprio per il mestiere che fa, pensa solo al soddisfacimento dei suoi istinti, decide di sovvertire la sua vita sfidando la morale perbenista parigina e la moglie, calcolatrice, astuta, impassibile di fronte all’evidenza. “Non mi pento di niente, non credo a niente. Non ho mai provato rimorsi, ma quello che mi turba ogni tanto è che mi invade la nostalgia di una vita diversa , di una vita che assomigli a quella dei discorsi di fine anno e dei libri illustrati” Ma Gobillot non è innamorato di Yvette, in lei vede la rappresentante della “ femmina” che ama diventare schiava dell’uomo, ecco perché non può fare ameno di lei. E per inseguire quella vita che Gobillot si spinge sempre più avanti nel suscitare scandalo, vuole constatare quale sia il limite oltre il quale c’è il baratro. Come sempre meravigliosamente descritti gli ambienti, straordinaria l’introspezione psicologica che mette a nudo i protagonisti del triangolo amoroso nella loro meschinità volgare e miseria umana; malgrado ciò l’autore non emette una condanna morale , si limita a presentarceli scavando nel loro animo e il lettore non può non provarne commiserazione proprio perché imperfetti, vulnerabili, patetici. Molto apprezzabile la scrittura utilizzata intanto come fine terapeutico ( evoca un po’ La coscienza di Zeno” il diario- istruttoria che l’avvocato scrive” ) e poi per l’azione di cesello con cui scolpisce i caratteri, le atmosfere, gli ambienti.