Romanzo monotono, con una trama fin troppo scontata che si avvale per ingraziarsi i lettori dei consueti stereoptipi : bianco- nero uguale: bene- male , il tutto infarcito di artefatti preziosismi stilistici. Protagonista un giovane avvocato che , preso dalla febbre dell’onestà e della giustizia , si trova da solo a fronteggiare il male rappresentato da chi ribalta gli schemi precostituiti: un vecchio riccone bianco. Valentino Bruio ricorda molto l’avvocato protagonista dei gialli di Carofiglio, anche nell’uso della troppo voluta ironia espressa con una ricercata aggettivazione che scade nel lezioso. Banale l’evoluzione della trama, quasi una forma di razzismo all’inverso, molto fragili i personaggi bloccati nella parte loro assegnata, insomma noioso e scadente .