IDDA (10/02/2019) - a cura della prof.ssa Anna Cosenza Toscano


Autore: Michela Marzano

Genere: narrativa italiana

Valutazione:

 

Romanzo che inizialmente  mi ha colpito per il tema che l’autrice  dichiara di voler  affrontare. “Cosa rimane di noi quando perdiamo la memoria? Quando i ricordi svaniscono , cosa si salva di noi e cosa ci salva?”, ma  nel suo sviluppo questo interrogativo si annacqua per l’intrusione di altri sottotemi quali le relazioni familiari, l’infanzia, il bisogno dell’essere umano di “ sentirsi” protetto, l’incapacità ad affrontare la vita senza la rielaborazione del passato. Troppa carne al fuoco. Troppo presente la storia nel suo sviluppo e nella sua realtà contingente quasi che la preoccupazione principale dell’autrice sia costruire un tessuto narrativo secondo gli schemi tradizionali.  Manca la capacità , partendo dalla domanda iniziale, di innalzarsi a riflessioni più introiettate  suscitando altri interrogativi. Più urgente è il bisogno di fornire una risposta che è, a mio avviso, scontata e retorica, forse perché consolatoria.

Le protagoniste sono due donne : la giovane  Alessandra, di origini pugliesi fuggita a Parigi a seguito della morte della madre di cui incolpa il padre ubriaco al volante dell’auto e Annie, la madre ottantacinquenne del suo compagno francese, affetta da demenza senile o Alzheimer. Due donne diversissime per età, formazione , educazione ,ma accomunate dal fatto di non avere più un passato; la prima lo ha volutamente cancellato, l’altra lo ha perduto. Alessandra , botanica affermata e abituata per mestiere a catalogare ogni cosa con un ordine maniacale, si ritrova a dover  liberare la casa della suocera ricoverata in una clinica per malattie neurodegenerative. Sarà in quest’opera certosina di apertura di armadi, cassetti, mobili, di catalogazione di oggetti e documenti che Alessandra  piano piano recupererà il suo di passato e soprattutto quello di Annie. Di lei conoscerà i sogni  e le paure, le manie e i dolori. Molto ben delineato il personaggio di Annie che  commuove per il suo progressivo perdersi nelle nebbie dell’oblio . Gradevole la scrittura limpida della Marzano che consente una lettura scorrevole del libro. Nell’insieme ,però, un romanzo ingabbiato   in una dimensione troppo ristretta.