Non finisce mai di sorprendere Simenon per la sua straordinaria capacità di scandagliare in modo pressoché perfetto l’animo dei suoi personaggi. In questo caso si tratta di Jones Terlinck, borgomastro di una piccola città delle Fiandre: Furnes. Terlinck è stato povero, si è costruito con spregiudicatezza una carriera politica e una posizione economica grazie anche a tradimenti e comportamenti non sempre leciti, è tenace, inflessibile, temuto tanto dai suoi concittadini al punto da essere chiamato Baas ( padrone) . Terlinck amministra con sagacia la “ sua” città non accettando alcun tipo di compromesso né piegandosi a logiche di favoritismi o corruzione; peccato che tale coerenza non la applichi anche alla vita privata; il suo matrimonio con Thèrées moglie-ombra infatti, si nutre di sguardi e non di parole ,ha una serva-amante da cui ha avuto un figlio illegittimo che si rivelerà uno scapestrato, tiene segregata in casa una figlia pazza che lui stesso , però, accudisce con devozione. Insomma conduce con ipocrisia ( comune a tutti gli altri notabili del paese) una vita scandita dagli stessi rituali.
Un giorno ,però, un fatto gli cambierà la vita. Il rifiuto di anticipare ad un suo giovane dipendente dei soldi per pagare l’aborto della giovane fidanzata, causerà il ferimento della stessa e la morte del ragazzo. Da quel momento un sottile lineatura comincerà a crepare la bella facciata borghese di Terlinck. Inspiegabilmente il Baas comincerà ad andare a trovare Lina, la ragazza incinta;perché? Non si comprende bene, per rimorso? Perché ne è attratto? Per vendicarsi sul padre, suo atavico nemico politico? Perché vede in Lina quello che vorrebbe trovare in sua figlia? Simenon non da risposta, solo descrive accuratamente il cambiamento avvenuto nel protagonista mostrato adesso più remissivo, più indulgente, anche sentimentale ed attento alle esigenze di Lina , quasi che la ragazza potesse offrirgli una possibilità di redenzione, di fuga da se stesso. Ma, proprio quando la “ maschera” sembra essersi dissolta, Terlinck, comprenderà che non si può andare fino in fondo pena l’annientamento; è vero che ci sono le possibilità di scelta ed è questo che rivendica a se stesso e di cui è fiero, ma è necessario rientrare sui binari della “ normalità” per sopravvivere, tornare alle quotidiane responsabilità, prigioniero inevitabilmente di ciò che è stato prima. Inevitabile l’accostamento alla morale pirandelliana, alla condanna esplicita data dal grande autore siciliano all’ipocrisia della classe borghese, reinterpretata, però, alla maniera di Simenon grazie al suo protagonista che alla fine , a ciò che avrebbe potuto essere preferisce accettare lo squallore di una vita che , per un momento aveva aborrito