Candidato al premio Strega “ L’età straniera” è un libro interessante non tanto per la tematica affrontata quanto per lo stile .Parla dell’adolescenza , del male di vivere che serpeggia tra gli adolescenti che si maschera di indifferenza e superficialità. Leo, il protagonista, è un ragazzo intelligente ,ma tormentato da un senso di colpa che lo trascina giù, che lo blocca , gli impedisce di vivere; anche la difficoltà nell’intrecciare relazioni di tipo amoroso e di vivere pienamente la sessualità dipendono dalla sua sofferenza. Proprio per scuoterlo dal torpore in cui è precipitato a seguito del suicidio del padre , la madre, vedova, impegnata nel sociale offre ospitalità ad un ragazzino rumeno che di mestiere fa il prostituto : Florin . Inizialmente Leo non lo accetterà, gli sarà indifferente ma sarà solo dall’incontro con il dramma di Florin che Leo potrà superare il suo. Il tema è stato sviluppato egregiamente da altri autori e a mio avviso, non costituisce il punto di forza del libro poiché, tra l’altro la narrazione procede molto, troppo lentamente attraverso la lunga introspezione , a volte ironica, di Leo. Anche l’aspetto della prostituzione giovanile e quello dell’accoglienza sono appena abbozzati così come la figura di Florin ; tuttavia il modo di esporre i pensieri di Leo, le sue considerazioni sulla vita , le sue riflessioni sul rapporto genitori-figli e tra lui medesimo e Florin è davvero notevole . L’autrice non solo padroneggia egregiamente il lessico ma è capace di spaziare tra i vari registri linguistici dove ogni parola, dalla più ricercata a quella gergale, è precisa, netta, densa. Da attenzionare.