Pubblicato subito dopo il successo di Patria, il libro“ Anni lenti” porta avanti con fatica tematiche già trattate. Sullo sfondo del terrorismo basco, le cui vicende rimangono , però, appena accennate, il romanzo racconta la storia di un bimbo cresciuto dagli zii e del legame istauratosi tra Txiki, il protagonista e il cugino più grande Julen che rimane irretito dalle idee indipendentiste propagandate dal parroco al punto da doverne patire conseguenze dolorose. Anche questa è una storia di solitudine e sofferenza ed anche qui è presente una figura femminile molto volitiva che cerca di tenere a bada una figlia a cui piacciono eccessivamente gli uomini ed un figlio che non ascolta i suoi inviti alla prudenza. Ma se in Patria il tema della solitudine, dell’emarginazione e della patria assurgevano a toni epici, qui è come se l’autore volesse fare un prova di stesura di una storia che rimane abbozzata e mai ben delineata. Non mi è piaciuta, infatti, l’alternanza della voce narrante , il bambino che ricorda, e dello scrittore che prende appunti, che sottolinea ciò che nella stesura del libro dovrà approfondire, ampliare , spingendosi al punto di annotare le parole da usare. Sarebbe andato bene se Aramburu l’avesse pubblicato prima di Patria a riprova della fatica del comporre un romanzo armonioso e potente qual è ,così finisce con l’essere una prova generale di quel che è già stato,