LA VITA GIOCA CON ME (30/11/2019) - a cura della prof.ssa Anna Cosenza Toscano


Autore: DAVID GROSSMAN

Genere: narrativa straniera

Valutazione:

 

Esempio potente di come un grande scrittore riesca a trasfigurare la realtà in letteratura pura. “La vita gioca con me” è a partire dal titolo un romanzo intimo, coinvolgente, riflessivo e lirico. Partendo dalla storia vera di una sua amica internata sull’isola di Goli Otok ( un gulag di Tito) e della figlia, Grossman mette in scena ( il romanzo si presta ad una drammatica rappresentazione teatrale) la storia di Vera, Nina e Ghili rispettivamente madre, figlia e nipote. Tre donne, tre vite segnate profondamente da quanto accaduto a Vera che , posta dagli aguzzini di fronte alla scelta tra gli ideali del marito e la figlioletta sceglie di non infangarne la memoria e finisce in un campo di rieducazione mentre la bimba , Nina, rimarrà sola ed abbandonata. A sua volta Nina abbandonerà la figlia incapace com’è di amare e spinta da un bisogno di autodistruzione anzi vivrà con l’intento masochista di fare del male a chi ama di più e da chi è riamata senza limiti.   E’ Nina quindi  il personaggio più fragile ed emblematico del fatto che spesso “ la vita gioca con noi”. Nina, quando in un perverso gioco  la vita continuerà a giocare con lei, chiede alla madre e alla figlia Ghili di compiere un viaggio su quell’isola maledetta dove tutto aveva avuto inizio per chiudere infine il cerchio. Un viaggio di catarsi dove il male metaforicamente ben rappresentato da una tempesta di inaudita violenza sfilaccia i già deboli legami familiari salvo poi, nella quiete che subentra alla tempesta farli riemergere saldi e nella loro imperfezione imprescindibili.  E’ Ghili la voce narrante prima attraverso delle riprese  cinematografiche poi con la scrittura di un diario che però è caratterizzato dall’uso della terza persona quasi a riproporre come nelle riprese un tentativo di prendere le distanza da qualcosa che fa molto male. Un libro in cui Grosmann non fa alcun accenno sia pur velato alle vicende di Israele, ma  in cui comunque la Storia tragica del Novecento la fa da padrona , una Storia in cui si incastona la vicenda delle tre donne. Un libro forte in cui l’autore affronta temi importantissimi ,primo fra tutti il tema della responsabilità perché “scegliere significa escludere”, rinunciare a qualcosa e di questo qualcosa bisogna farsi carico,  dell’amore purissimo al di sopra della vita e della morte, della famiglia di cui nessuno può fare a meno perché, malgrado tutto necessaria per ricostruire il proprio essere, della memoria che non può essere cancellata pena la cancellazione di sé ma anche della dimenticanza ( dimenticare conservando si può se si vuole lasciare spazio alla speranza) un libro che come molti altri di Grosmann è una vera e propria poesia ; al suo lirismo contribuisce anche il linguaggio essenziale quanto basta, che non concede spazio all’autocommiserazione, a tratti scabro ed e rappreso (ad es. le espressioni rarefatte di Vera che parla l’ ebraico degli stranieri) , un libro di emozioni e sentimenti fortissimi  che lascia un segno e che , ove ce ne fosse bisogno, riconferma Grosmann grande Scrittore.