L’ultimo libro della De Gregorio è un raffinato atto d’accusa nei confronti di chi ha bruciato le speranze nel futuro di una generazione . Marco, giovane trentenne con alle spalle un humus culturale e sociale più che soddisfacente si ritrova a fare una guerra “ mascherata da pace” che è quella della sua generazione di disadattati. Scrive così alla De Gregorio per metterla a conoscenza del suo e dei tanti disagi che caratterizzano la sua e la vita degli altri. Inizia così un fitto dialogo anche epistolare tra la scrittrice e il protagonista che è lo spunto per tutta una serie di riflessioni sui tanti problemi politici, sociali, economici, morali ereditati da una “gioventù bruciata”. Tanti, troppi temi, pare che l’autrice si affanni a mettere tanta carne al fuoco per cui il libro sembra non avere una coesione intrinseca se non fosse per l’argomento di fondo comune. C’è però un’apertura alla speranza perché la strada della vita va percorsa sempre e comunque , tuttavia , a mio avviso non è tra i migliori dell'autrice.