Il romanzo è la testimonianza sulla vita a Parigi durante l’occupazione nazista poco prima della Liberazione affidata ad alcuni quaderni ripresi e pubblicati dalla Duras a distanza di molti anni .E’ la Storia lo sfondo , la Storia VERA, dura , spietata che confluisce in due racconti immaginari e altri reali; il più incisivo è senz’altro il primo in cui l’autrice ci mette faccia a faccia con un dolore lacerante, intimo disperato, assoluto determinato dall’attesa del marito all’indomani della liberazione dei prigionieri nei campi di sterminio. Assistiamo così ad un massacrante gioco con il tempo, all’alternarsi di sentimenti quali speranza, disillusione, disperazione, orrore nel constatare come alla fine la Storia le abbia restituito “un rifiuto” da accudire e proteggere, paradossalmente anche dal cibo stesso. Gli altri raccontano esperienze dirette di vita (la Duras partecipò attivamente al movimento partigiano) e portano alla ribalta vite di uomini tragicamente meschini ( Rabier agente al servizio della Gestapo o Ter ragazzo che nella sua assoluta superficialità colpevole stimola persino la simpatia) , nel complesso da qualunque punto di vista lo si legga, dei deportati o di chi attende, dei prigionieri o dei persecutori una lettura straziante.