Divertente, ironico, scorrevole questo romanzo ci porta in Sicilia dove vige ( e lo sappiamo purtroppo) una mentalità maschilista e mafiosa , dove gli abusi costituiscono la norma, il pizzo la consuetudine, i rappresentanti del popolo in realtà i rappresentanti di interessi illeciti. Un romanzo che non può prescindere dalla lezione di Verga prima e Camilleri dopo non solo nell’uso del dialetto dosato però in modo da essere accessibile a tutti ,ma anche nella coralità del “cuntu” che si avvale di tanti personaggi ciascuno dei quali ha , però, un contorno netto e definito. Non mancano echi di Jorge Amado nel presentare una cucina locale dal potere afrodisiaco che riconcilia i cuori e monda le coscienze, di Marquez per il suo realismo magico paesano, ( fantasmi, cani in cui alberga un animo umano, strane coincidenze , premonizioni insomma ne “L’Amurusanza” c’è un mix che che non disturba affatto .Con un garbo prettamente femminile l’autrice tiene le fila della narrazione e mette in scena le vicende di Agata(la Tabbacchera) e dei suoi compaesani divertendo il lettore ma al contempo spingendolo con delicatezza a riflettere sugli annosi problemi dell’isola.