“Il ricordo è una forma di recriminazione. E’ il perdono che non trovo.”
Ma il perdono lo troverà, infine, la protagonista di “ Borgo Sud” ultimo libro della Di Pietrantonio concorrente al premio Strega e che costituisce il seguito de” L’Arminuta”. Ancora una volta è il rapporto tormentato, conflittuale tra le due sorelle a costituire il nervo portante del libro, sorelle divenute grandi, ciascuna con una propria vita, diversissime tra loro. L’una, professoressa all’Università di Grenoble dove si è rifugiata dopo la fine di un rapporto matrimoniale, l’altra inspiegabilmente legata ad un uomo violento, con un figlio da crescere sempre a fare i conti con i soldi che mancano, ma sempre con il vento tra i capelli, risoluta , testarda quanto l’altra incerta e tormentata. Niente le accomuna tranne un enorme vuoto, una solitudine affettiva che si portano appresso e da cui non riescono a liberarsi “Siamo state figlie di nessuna madre, siamo ancora, come sempre, due scappate di casa”. Eppure, malgrado la diversità, la solitudine, la rabbia che le anima e le divide non possono fare a meno una dell’altra avviluppate come sono da radici che affondano in quella terra aspra quale l’Abruzzo. Sulla scia del precedente, il romanzo riesce a catturare il lettore. L’autrice dimostra, infatti, ancora una volta di saper scrivere in modo coinvolgente, ma forse eccede troppo nelle disgrazie che sembrano accanirsi su Adriana e sulla sorella anche se però, bisogna riconoscere che la Di Pietrantonio è capace di portare avanti la narrazione e l’analisi dei sentimenti , in modo incisivo asciugando la prosa che non è mai indulgente semmai vibrante espressione di un’anima lacerata. Aleggia nel romanzo un tono di rassegnata mestizia stemperato alla fine da un barlume di speranza non pienamente posseduta quanto accettata come l’unica cosa che rimane e cioè ; guardare avanti.