Romanzo avvincente che racconta la disperata lotta per la sopravvivenza di una famiglia ebraica durante la seconda guerra mondiale. Il libro si snoda su due piani temporali passato e presente si alternano a ritmo serrato costruendo man mano la vicenda. Il passato: Amsterdam : la vita tranquilla della famiglia Blom è sconvolta dalla persecuzione nazista. Il padre sarà deportato ad Auschitz e lì morirà, la madre Sonia, invece riuscirà a portare Yoel e la figlia maggiore in America. Ma prima di arrivare alla salvezza deve nascondersi, affidare i figli alla Resistenza in attesa dei documenti per il viaggio. Il presente : Divenuto scrittore affermato, Yoel disattende ad una promessa fatta alla madre e cioè di non tornare mai più nella città dove si è compiuta la tragedia; torna ad Amsterdam e qui ,visitando le sale del Museo ebraico vede in un filmato dell’epoca sua madre con in braccio un bimbo biondo che non è lui. Ma chi è? Comincia così tutto un viaggio a ritroso alla ricerca delle proprie origini e facendo riemergere immagini, suoni, mozziconi di parole sommerse nella sua memoria, Yoel comincia a ricordare e comprende quanto e soprattutto perché la sua infanzia abbia inciso sul suo modo di essere. Il libro è molto bello , con un finale sorprendente; i ritmi serrati e la scelta di alternare passato e presente e punti di vista, contribuiscono a rendere quanto mai viva la drammatica sofferenza patita da un popolo ma in questo caso dalle donne( non è un caso che l’autrice sia una donna che ha rivestito un importante ruolo governativo nel ministero sullo stato delle donne) . Un libro struggente che tocca le corde più intime dell’animo.