Storia autobiografica, “Il Posto” più che una vicenda personale racconta l’epoca storica di transizione da una cultura contadina ad una benestante. Il mezzo per farlo? La cultura che può garantire il posto fisso! E’ l’ossessione del padre contadino di Annie di far sì che la figlia possa compiere quel balzo sociale a lui negato, è la sua perseveranza a voler il meglio per la figlia a spingerla là dove lui non avrebbe mai osato avventurarsi. La sua morte è lo spunto per la protagonista di ripensare a quello che era stato il suo rapporto con il padre. Compirà, allora, un percorso a ritroso che la porterà ad una rivalutazione della figura paterna da cui l’autrice ,proprio perché un “piano” sopra, si era staccata . Dinamiche familiari, tensioni, desideri repressi tutto viene lucidamente analizzato da una autrice che non conoscevo e di cui ho apprezzato lo stile asciutto ed essenziale al punto da essere affilato come un coltello ,ma in cui non ho colto, così come nella “ L’altra figlia”, una minima partecipazione emotiva. Sinceramente non condivido la scelta di assegnarle il Nobel.