Impossibile leggendo “ La Malnata” non andare immediatamente con il pensiero a “ L’amica geniale “ della Ferrante perché anche in questo caso la storia ruota intorno all’amicizia quasi viscerale che allaccia due ragazzine diversissime per estrazione sociale ed economica. Ambientato a Monza nel periodo in cui l’Italietta fascista viveva con fervore il sogno imperiale, Francesca e Maddalena ( soprannominata la “ Malnata” a causa delle disgrazie che capitano a chi le si avvicina) si scelgono e si vivono amiche e maestre l’una dell’altra facendo giochi da “ maschi” e imparando a non aver paura di affrontare pericoli e dolori arrivando perfino a sfidare la mentalità maschilista per la quale la donna è solo un oggetto nelle mani dell’uomo che può farne ciò che vuole. Il libro è piacevole scritto in prima persona da Francesca che ripercorre a ritroso tutta la vicenda, lo stile fresco ed asciutto quanto basta, i personaggi ben delineati e caratterizzati (si passa dal padre disilluso e pusillanime ad Ernesto, il fratello idealista, a Noè, ragazzo semplice ma concreto, ai tanti altri che animano le strade della cittadina. Anche la contestualizzazione storica è dosata al punto giusto per cui il libro che non è certo un capolavoro perché più una buona scenografia che un romanzo che cambia la vita, può però tenere piacevolmente compagnia in questi noiosi pomeriggi piovosi.