Una saga familiare al femminile che attraversa il Novecento grazie alla narrazione delle vite delle donne della famiglia Quaranta: Rosa( la nonna) Selma ( la figlia), Patrizia, Lavinia e Marinella ( le nipoti) . Tre generazioni a confronto sullo sfondo di un’Italia che cambia abitudini, costumi, consumi e rapporti familiari . Un libro di esordio che confluendo nell'ambito di una letteratura neorealista sorprende ed ammalia. Ambientato in un paesino montano di una Sicilia arretrata e dominata da una mentalità maschilista che vuole la donna proprietà esclusiva del padre e poi del marito, Rosa sperimenta sulla propria pelle cosa comporti essere un oggetto nelle mani di un padre padrone che ha su di lei pure il diritto di vita o di morte. L’incontro con Sebastiano Quaranta sarà decisivo. Conquistata dalla sua inusuale gentilezza Rosa fuggirà con lui per affrontare una vita di lavoro e sofferenza perché con lo scoppio della seconda guerra mondiale Sebastiano verrà arruolato senza fare più ritorno a casa se non nella memoria di Rosa che dovendo crescere tre figli si rimbocca le maniche diventando un’abile commerciante. L’autrice insisterà nell’analizzare le figure femminili, ma gli uomini ,pur rimanendo sullo sfondo ,la fanno da padroni nell’ambito del romanzo. Ci vorranno anni ed anni di lotte per ogni conquista. Indimenticabile la scena delle donne che,tutte truccate, armate di cappellini , piume e abiti eleganti , si recano alle urne per esercitare per la prima volta il loro diritto al voto. In ogni caso è grazie al racconto delle vite delle nipoti di Rosa che i cambiamenti degli anni 60/70/80 si toccano con mano. Le novità portate dagli Americani ( prima fra tutte la televisione , la lavatrice, la macchina Singer ) , il festival di Sanremo, le riunioni condominiali per vedere tutti insieme i mondiali di calcio, l’abbigliamento, la schiettezza giovanile, persino la citazione della scuola superiore in cui ho prestato servizio fino alla pensione…. tutto mi ha risucchiato indietro facendomi rivivere la mia giovinezza , insomma la mia vita . Se una pecca va sottolineata è il finale che sinceramente mi ha spiazzata perché , a confronto con tutto il resto, è superficiale ed affrettato; è come se l’autrice, dovendo concludere, l’abbia fatto nel primo modo che le si è presentato. In ogni caso se si tiene conto che trattasi di un esordio letterario è un buon libro soprattutto perché , a mio avviso, racconta l’epicità di vite qualsiasi. E’ nella loro quotidianità eroica che si fa la Storia di un paese, non solo grazie ad azioni eclatanti e di questa quotidianità avremmo tanto bisogno.