Prodotto di un grande autore come Yehoshua anche “ Cinque stagioni “ non delude. Un uomo, che dopo avere assistito per ben sette anni la moglie malata si ritrova solo, può ricostruirsi una vita? E da dove iniziare? Come colmare quel vuoto immenso e devastante che non lascia spazio alla speranza di poter ricominciare a vivere? Eppure Molcho , malgrado il dolore comprende che bisogna andare avanti cominciando dalle piccole cose che via via diventano conquiste in questo percorso di ricostruzione.  Ancora una volta l’autore iraeliano proietta nella vicenda di un uomo la vicenda di un Paese che , se vuol sopravvivere, deve affrontare un processo di ricostruzione del rapporto con gli altri Paesi arabi o in ogni caso con chi è diverso. Un buon romanzo, non un capolavoro probabilmente perché molto lento, ma, a mio avviso, la lentezza ,la quotidianità ritratta, l’indecisione del protagonista nel compiere piccoli gesti divenuti per lui inusuali,  rappresentano la lentezza del processo storico che nell’immediato non si coglie  nei piccoli passi ,ma che però è determinato dai tanti piccoli passi accumulatisi nel tempo. Un romanzo da gustare con calma.