Il romanzo prende spunto da un episodio realmente accaduto ( la fuga da un istituto di correzione di cinquantasei ragazzini lì rinchiusi) e racconta in modo crudo la vita di Jules Bonneau un bimbo abbandonato dalla madre e rifiutato da tutti, padre nonni e parenti vari. Sarà darwinianamente impossibile che Jules, posto di fronte ad una realtà cruda, amara, non vada ad ingrossare le fila dei piccoli delinquenti che, se acciuffati, verranno condannati ad una vera e propria detenzione in una colonia penale dove punizioni tremende, botte, lavoro, fame e freddo costituiranno gli unici elementi di giornate sempre uguali. Poco importa se si ha fame o freddo , se si alza lo sguardo a guardare il cielo, il risultato sarà sempre e solo uno: violenza inaudita su bambini a cui basterebbe una carezza o un tozzo di pane per sciogliere il cuore. Jules si ritaglierà in quel contesto il ruolo di duro : " Tigna" sarà il suo soprannome perchè capace di resistere a tutte le punizioni animato da una furia che gli spacca il cuore . La violenza sarà per lui l'unico cibo di cui si ciberà per tanti e tanti anni. Ma dal male nascono i fiori e talvolta la vita riserba delle sorprese. Non tutti gli uomini sono crudeli; pietà, empatia, senso di giustizia e morale esistono ed esisteranno sempre sicchè anche a Jules è riservata una seconda possibilità. Un buon libro rivelatore di una realtà rimasta per troppo tempo nascosta e che *******************************************-*l'Autore , peraltro giornalista, ha fatto bene a portare alla luce.