Le “minne” sono i dolcetti che si preparano a Catania in onore di Sant’Agata patrona della città, un po’ come le cassatelle palermitane. Ed è su questa ricetta tramandata di generazione in generazione che si snoda , tra religione e superstizione, il romanzo della Torregrossa. Piacevole il suo ripercorrere la storia di Palermo attraverso la storia di Agata e delle sue antenate, davvero ben descritti mentalità , modi di dire e di essere propri della sicilianità, così come i riti della cucina che ricordano alla lontana ( ma molto alla lontana) il romanzo Gabriella garofano e cannella e altri. Questo, però,a mio avviso ,è un libro che negli intenti dell’autrice voleva essere “ al femminile” solo che , ad un tratto, la Torregrossa fa marcia indietro per ricadere nei soliti stereotipi che vogliono la donna , anche la più emancipata, schiava o “ buttana”. Non ho gradito infatti, la storia di sesso e amore devastante con Santino Abbasta così come il finale che mi è sembrato un po’ scontato e semplicistico. Nel complesso accettabile.