Incuriosita dall’uscita del film , ho riletto “Suite francese” avendo la riconferma della sensazioni provate allora. Imprescindibile la lettura delle annotazioni dell’autrice perché ci aiutano a comprendere come in realtà il romanzo sia un abbozzo che la Nemirowski si riprometteva di rimaneggiare. Molto interessante il suo dichiarato intento di dare un taglio cinematografico al romanzo; in realtà la prima parte , l’esodo da Parigi di una folla scomposta e composita, si presta benissimo ,cinematograficamente parlando, al preludio della storia d’amore appena accennata, più da intuire e sognare che da vivere. Molto incisiva la scrittura dell’autrice nel creare e dare spessore anche a personaggi secondari sicché , alla fine si ha l’impressione di aver letto un romanzo in cui mancano i protagonisti perché tutti lo sono. Un bel libro reso tale ancora di più dall’esperienza personale dell’autrice che, malgrado appaia quasi presaga di ciò che l’attende,riesce a stendere su ogni cosa un velo di umana compassione che intenerisce il cuore.