Romanzo molto, troppo lungo, parte da premesse interessanti: la dolorosa storia , narrata in prima persona, di un bambino, poi giovane uomo, la cui vita resta indelebilmente segnata da un evento tragico che determina la morte di sua madre e che condizionerà tutta la sua vita futura. Il titolo è ripreso da quello di un famoso quadro che rappresenta un piccolo ,ma vitale uccellino giallo legato con una catenella ad un trespolo, ma si riferisce metaforicamente al protagonista smanioso di spiccare il volo ma incatenato per sempre a quella vicenda che ne ha bloccato la vita.
Il libro , almeno nelle prime due parti, non tradisce, a mio avviso, le aspettative, anche la lentezza nel raccontare, le lunghe descrizioni servono ad evidenziare il tormento, la sofferenza , la paura e (soprattutto la parte ambientata a Las Vegas) la devastante solitudine del protagonista, che scende fino all'inferno nella speranza ( disattesa) di trovare,infine,la forza di rialzarsi ed affrontare la vita da solo. Peccato che il libro poi si diluisca in una specie di trhiller, giallo poliziesco confuso e approssimativo, per concludersi in modo assolutamente banale, oserei dire ridicolo con un protagonista sopraffatto dalla voce dell'autore che lo usa per esporre in tono saccente il proprio modo di pensare ; anche il linguaggio ne risente accartocciandosi in una sequenza infinita di proposizioni ellittiche, discorsi diretti liberi, utilizzo di aggettivazione improbabile, insomma un gran pasticcio, è come se l'autrice , dopo una lunga fatica avesse avuto voglia di sbrigarsi a concludere . Anche poco approfonditi e analizzati alcuni personaggi che rimangono in superficie e non hanno il giusto spazio nella storia ( Pippa ad es.) Davvero peccato , perchè l'analisi interiore iniziale
è davvero straziante e ben fatta ma..... credo che ce ne voglia prima di arrivare ai livelli di Franzen o Roth.