Già dalla copertina quanto mai appropriata, una delicata peonia bianca con il centro macchiato di sangue . il romanzo dell’autrice coreana si presenta per quello che è: raffinato, intimistico, sommesso ,ma intenso ed inquietante al contempo.
Partendo dalla storia di una donna che improvvisamente cessa di mangiare carne diventando via via sempre più pressata dall’esigenza di non cibarsi di nulla se non di aria nel tentativo di avviare un definitivo processo metamorfico, l’autrice indaga e scandaglia l’animo umano, preso com’è oggi dalla continua ricerca di cose materiali che fanno sì che si tralasci la spiritualità insita nella Natura . Molto interessante risulta la tecnica narrativa . La protagonista , una ragazza docile, silenziosa e mai pretenziosa, viene raccontata in questa sua particolarissima vicenda da tre punti di vista diversi, quello del marito, un uomo mediocre e meschino, del cognato, aspirante artista e della sorella, l’unica che si sforzi nel cercare di comprendere il perché di tanto selvaggio spirito di ribellione improvvisamente manifestatosi nella sorella. Nessuno riuscirà a comprendere il perché ,perché ciascuno, per vari motivi, troppo legato al suo essere e alle regole di una società arcaicamente ancorata ai valori dell’obbedienza e della pazienza. Nessuno riuscirà a comprendere davvero il profondo dolore che lacera l’animo di Yeong-hye che all’urlo sommesso “ Ho fatto un sogno” cerca inizialmente un contatto con la realtà, salvo poi perderlo del tutto. Bellissime le descrizioni dei tentativi di metamorfosi , lo spazio dato agli elementi naturali, i silenzi raccontati, la naturalezza con cui Yeong-hye vive il sesso. Davvero un libro particolare.