Presentato come un capolavoro letterario ,in realtà alla fine delle quasi 800 pagine il romanzo lascia l’amaro in bocca per un’occasione mancata. Definito straziante per la vicenda raccontata ,il libro narra sì una storia di violenze, abusi, soprusi subiti dal protagonista Jude che non riesce mai a superare il trauma subito né a riconoscere fino in fondo chi davvero lo ama per quello che è, peccato che di straziante per il lettore ci siano solo la ripetitività delle situazioni paradossali in cui incappa Jude, le ossessive descrizioni, il continuo ricorso da parte sua a parole di scusa che banalizzano la scrittura, il tentativo furbesco dell’autrice di cavalcare l’onda del momento ( il tema gay) la mancata contestualizzazione, l’incapacità di delineare in modo chiaro e penetrante i vari personaggi, cominciando dai frati del convento a Fratello Luke e al Dottore. L’unico aspetto da salvare è l’amicizia tra i quattro ragazzi duratura nel tempo pur se tra alti e bassi. Forse se l’autrice avesse avuto una maggiore chiarezza nell’intento narrativo e avesse attuato una “ asciugatura” del testo , sarebbe venuto fuori un romanzo migliore, ma bisogna avere bene in mente ciò che si vuole comunicare, se si vuole solo ed esclusivamente toccare le corse della compassione , si corre il rischio di fallire miseramente.