Siamo a Napoli negli anni 80 e Mimì , ragazzino dodicenne figlio del portiere di uno stabile al Vomero, si affaccia alla vita. Mimì è diverso da tutti gli altri suoi coetanei perché ama leggere, è curioso, si interessa alla scienza, organizza esperimenti di trasmissione telepatica , parla un linguaggio forbito che “ stona” nel contesto in cui vive. Vive di sogni, vorrebbe dare il suo contributo a cambiare il mondo, fare l’astronauta, essere un supereroe finchè Mimì il suo supereroe lo trova: è Giancarlo (giovane giornalista che scrive di camorra) che ha una buffa macchina verde ,che ama la musica di Vasco Rossi e che diventerà suo amico. Giancarlo metterà in guardia il giovane Mimì sul fatto che i supereroi non hanno poteri speciali ;sono semplicemente esseri umani ed alla fine ,quando pagherà con la vita la sua coerenza e fedeltà ad ideali di verità e giustizia, Mimì capirà che , in realtà era “ un ragazzo normale”. Il romanzo è struggente , velato da una malinconia contagiosa per quegli anni 80 , per le trasmissioni televisive , per le merendine di allora, per le enciclopedie vendute porta a porta. Forte il potere evocativo persino per i sapori, realistici i dialoghi semplici che si svolgevano in casa, le battute con i genitori, solidi i sogni che accompagnavano la crescita di chi era convinto del potere dello studio nel cambiare il mondo, di chi credeva nella forza delle parole e non nell’uso della forza bruta. Ben orchestrato grazie ad un procedere a ritroso nel tempo (Mimì già grande torna nello stabile dove è vissuto e osservando le 30 mattonelle che delimitavano il gabbiotto del portiere in cui il padre aveva trascorso tutta la sua vita, precipita nel pozzo della memoria: amori, sofferenze , amicizie, rimpianti, tutto torna a galla), il romanzo conferma Marone come una importante voce nel panorama della letteratura contemporanea.