Ennesimo episodio della serie Il commissario Montalbano identificatosi ormai o viceversa in Luca Zingaretti. Centro è sempre Vigata, protagonisti sempre i soliti Mimì Augello, Catarella e Fazio, ridicole macchiette rese , almeno nell’intento dell’autore, divertenti per gesti e parlata siciliana. Come sempre si tratta di dipanare una matassa che ruota intorno all’assassinio di Catalanotti un eccentrico uomo benestante che non ha ben deciso se essere regista, psicologo, teatrante o usuraio, il tutto affiancato da storie parallele che vedono protagonisti lo stesso Commissario che, anche quando cerca di chiarirsi le idee in merito all’amore , finisce con il risultare superficiale, Augello, eterno dongiovanni ed una coppia di giovani innamorati. Purtroppo non posso non concordare con quanto scritto da Saba “ la letteratura italiana sono secoli di noia” e noiosa è la trama del romanzo, noioso e farsesco il ricorso pressoché costante al dialetto quasi che la storpiatura della lingua italiana favorisca il divertissement del lettore che avrebbe fatto prima a vedere una puntata televisiva non fosse altro per ammirare i bei panorami marini, ma si può rimediare leggendo il libro sotto l’ombrellone…..