Geniale l’idea che anima l’ultimo romanzo di Aruki e in cui l’idea prende vita, si incarna, comunica con il protagonista : un giovane ritrattista che, piantato dalla moglie, dopo aver messo in borsa davvero l’essenziale e dopo aver vagabondato per le regioni del Giappone si ferma ad abitare nella villa di un vecchio ma famoso pittore, padre di un suo amico anch’egli pittore. Il romanzo sembra un giallo e si sviluppa inizialmente con ritmo intrigante. Il protagonista alla ricerca di sé, è un fallito o meglio si sente tale , passa le giornate oziando non sapendo come recuperare la sua autentica vena artistica, fruga nello studio del vecchio pittore trovando in un sottotetto un quadro che rappresenta una scena che rimanda ad un’opera lirica ,ma da cui trasuda una violenza indicibile e inspiegabile finchè una notte non sente uno strano scampanellio … da questo momento affiorano le note tendenze di Haruki al fantastico e al surreale che non sarebbero neppure eccessive se ad un tratto, nel bel mezzo della storia questa non si interrompa, lasciando orfano il lettore di una conclusione qualsivoglia, di un indizio che lasci presagire quanto accadrà e se accadrà .E’ probabile che l’autore abbia voluto sottolineare e la vis maligna della vena artistica che va cercata e scoperta e l’indecifrabilità dell’arte fatta non per comunicare ,ma per esprimere la parte oscura dell’artista, poco importa se gli altri la comprenderanno, l’importante è farla emergere. O altrettanto probabile è che solo con la pubblicazione della seconda parte del volume si potrà dare un giudizio più completo sul libro; ciò non toglie che la lettura di questo romanzo crei perplessità : l’arte ha un potere salvifico o distruttivo? Murakami scompiglia, scompagina e sorprende entrando a gamba tesa in quei tradizionali ritmi e strutture narrative lasciando il lettore con la domanda : mi piace o no?