Bisognava aspettare l’uscita del secondo libro per avere una visione più chiara sul romanzo di Haruki, un romanzo di formazione il cui protagonista deve scendere agli inferi per ritrovare se stesso come uomo e artista, deve morire per rinascere. Notevole come nel primo il pathos che percorre tutto il racconto, non si finirebbe mai di leggerlo, anche se tutto è tranne un giallo. I molteplici personaggi sono tutti ben definiti e funzionali alla storia. L’artista, che vive nella casa del vecchio pittore, ha ricevuto un altro incarico da Menshiki : fare il ritratto a Akikawa Marie, una giovane ragazzina che Menshiki ritiene essere sua figlia. Perché un ritratto? Perché a Menshiki non importa accertarne la paternità? Che significato ha e che relazione c’è tra il suono della campanella e l’apparizione del folletto-commendatore? E che nesso c’è tra ciò che il dipinto ritrovato in soffitta ritrae e la vita di Amada Tomohiko ? Alle domande Haruki risponde con metafore da decodificare con fatica, con quella stessa fatica che compie il protagonista nel percorrere il buio tunnel per risalire in superficie, salvo e trasformato. Mentre l’idea stessa, materializzatasi nel primo libro, deve morire per divenire azione, mentre i ritratti dipinti dal protagonista devono rimanere incompiuti perché nella loro incompiutezza si compie la perfezione dell’opera d’arte il cui fine non è svelare del tutto la personalità del soggetto, ma lasciar intuire , così l’azione ,lo sfidarsi, guardarsi dentro affrontando le proprie paure anche le più segrete, concretizza l’idea. Positivo , pertanto il messaggio che, grazie all’uso di metafore , l’autore ci invia : la sfida è vita e la vita richiede sempre la capacità di guardare negli occhi ciò che ci sbrana l’anima; solo così si potrà continuare il viaggio. Non manca un tema caro all’autore: la colonna sonora; questa volta saranno prevalentemente Strauss e Mozart ad accompagnare il lettore sottolineando il continuo oscillare di Murakami tra cultura orientale e occidentale . Unico appunto l’aver diviso la storia in due volumi, ma forse anche questo è metafora del lungo percorso che il lettore deve compiere.