Un libro inusuale nella panoramica letteraria italiana poiché affronta un tema poco trattato: quello della paternità. Attraverso tre storie tutte diverse tra loro perché diversi i protagonisti, futuri genitori, per età, estrazione sociale, cultura, l’autore pone al suo lettore interrogativi a cui però non dà risposte. Ma mentre le tre donne, pur se disorientate all’annuncio di aspettare un figlio non pensano neanche per un attimo di abortire e non per motivi religiosi e affrontano la maternità fidando esclusivamente sulle proprie forze quasi che l’essere madri sia un atto dovuto al genere umano; i futuri padri scappano tutti dalle loro responsabilità, terrorizzati da un evento non contemplato nella propria vita. Ma quando si smette di essere bambini e si cresce? In fondo dietro ognuno di noi ci sono due genitori, tutti siamo figli prima ancora di essere genitori. E chi sono i veri genitori? Solo quelli biologici o chi per un grande, straordinario atto d’amore ha accolto i cuccioli abbandonati? Un romanzo che affascina per il tono, solo apparentemente distante tenuto dall’autore quasi a voler evitare di influenzare il lettore in realtà partecipe fino al punto da contraddire ciò che il titolo lasciava intendere , e per il lessico davvero importante, poetico con cui Di Paolo analizza il grande mistero che è la nascita e l'essere padre