Riletto a distanza di tantissimi anni questo libro è riuscito a suscitare in me le stesse sensazioni provate allora. Bello, delicato, intenso , commovente e “pulito” racconta di un bimbo Momo, figlio di una prostituta affidato a Madame Rosa che , andata in pensione dalla professione più antica del mondo, accudisce i bimbi delle donne di strada. Momo non ha nessuno al mondo, non conosce nulla delle sue radici conosce solo il degrado di una periferia parigina (Belleville) vissuta da transessuali, omosessuali, battone e delinquenti. Il destino di Momo , secondo la teoria darwiniana, sarebbe già segnato, ma il piccolo mantiene una purezza d’animo, una genuinità, un’umanità davvero commoventi. Il libro è narrato in prima persona dal protagonista con una verve, un umorismo che richiama il modo di affrontare la vita di Frank personaggio principale de : Le ceneri di Angela , ed è quasi una rivisitazione dei Miserabili; infatti nel fatiscente stabile dove vivono Momo e Madame Rosa si avvicendano i personaggi più improbabili ma tutti straordinari nelle loro peculiarità accomunati però da una grande ed autentica umanità solidale indipendentemente da religione, sesso ,credenze. Un multietnico, colorato mondo ruota , vive, danza intorno a Momo affamato di amore. Ma “La vita davanti a sé “non è solo un grande romanzo d’amore ( quello forte che lega Madame Rosa e Momo),è un romanzo che pone al centro l’uomo, il suo libero arbitro( è a lui e solo a lui che spetta scegliere anche tra vita e morte) , è un romanzo sulla vita che ci insegna che la vita vale sempre la pena viverla.