Non è vero che i giovani sono superficiali e si interessano solo al cellullare o allo sport; lo testimonia Daniele il protagonista di un breve libro, candidato al premio Strega, che sente su di sé l “insostenibile leggerezza dell’essere” . Daniele , alla perenna ricerca di qualcosa che gli sfugge tra le mani, subisce un TSO; nel reparto in cui viene ricoverato conosce altri poveri disgraziati come lui prigionieri delle proprie ossessioni .E’ lì , a contatto stretto con un’umanità dolente che sente nelle differenze la “ cosa più somigliante a lui” ,capisce “che ( la scrittura) è l’unico mezzo che può raccontare quello che vede che gli esplode dentro” e che il non essere il solo a portare sulle spalle un peso insopportabile può costituire una via di salvezza .A fronte di questo piccolo gruppo di pazienti si contrappongono medici assolutamente indifferenti, infermieri svogliati, genitori più o meno presenti ma tutti con i loro “ mali” sembrano recitare il mantra esplicitato da un vecchio ricoverato : “ Aiutami Madonnina …ho perso l’anima” .Sicuramente un libro che gronda di verità ed umanità, interessante la problematica portata alla ribalta che però si limita ad essere “ fotografata” non analizzata. Uno spaccato di vita , insomma, nella sua crudezza sia tematica che linguistica. Un libro da far leggere ai giovani per farli sentire meno soli nella loro solitudine poco nota ,ma a mio avviso non da portare allo Strega.