Torna Olive grande protagonista del romanzo “Olive Kitteridge”, la ruvida insegnante di matematica, apparentemente cinica e distaccata in realtà fragile e sensibile. La donna  è ritratta dall’autrice a dieci anni di distanza dalla sua prima comparsa. Ha , adesso, ottantanni, è giunta al crepuscolo della vita , non ha perso i tratti salienti del suo carattere anche se la sua intrinseca fragilità è maggiormente accentuata perché Olive deve fare i conti con il tempo che passa .Olive, però non si arrende,  ha voglia di vivere ancora ed allora la vedremo alle prese con un altro matrimonio, con la   morte del secondo marito,  con il suo essere madre nel tentativo di recuperare il rapporto con il figlio. Anche questo libro, come l’altro consta di racconti tutti però cuciti tra loro. Ben teso, quindi, il filo narrativo; le storie sono tutte storie di solitudine, di dolore, di assenze, mancanze e illusioni. Tutte insieme finiscono con il formare un “ microcosmo di un macrocosmo”in cui si muove Olive capace di leggere l’animo umano , di commuoversi, di interrogarsi e di partecipare alla sofferenza e alla solitudine altrui senza grandi gesti o parole, ma in silenzio , con la sua presenza. La Strouth con una prosa nitida, affilata ed essenziale ha infatti il grande pregio non solo di saper  analizzare i sentimenti ma anche di riuscire a far parlare i silenzi senza con questo nuocere al tessuto narrativo  avvicinandosi proprio per questa peculiarità alla prosa di Carver. Olive così ,ritratta nella sua quotidianità, da vita a un universo straordinariamente autentico e commovente e  pur consapevole  della  tragica ineluttabilità  della sua fine non si preclude attimi di vera ed autentica comunione con altre anime a lei vicine. ( bellissimi i racconti Cuore, Poeta ed Amica). Un libro che avvince e che non è la semplice prosecuzione del precedente , ne costituisce parte essenziale  per   una visione a tutto tondo di un personaggio tra i più belli della letteratura di questi ultimi anni.