Il titolo del romanzo rimanda ad una storia d’amore ed infatti Herman il protagonista ama tre donne contemporaneamente. E’ possibile? Jadwiga, la contadinella polacca che lo aveva salvato dai campi di sterminio nascondendolo per tre anni nel suo fienile e che lui per gratitudine aveva sposato emigrando in America, Masha , la donna-amante focosa e Tamara la prima moglie , la madre dei suoi figli che lui credeva morta e che poi miracolosamente riappare, costituiscono l’universo del protagonista costretto a barcamenarsi tra le tre raccontando a ciascuna un mare di bugie e correndo da un lato all’altro di New York senza riuscire a decidere quale prediligere. In realtà più che d’amore il libro sviluppa un tema molto caro a Singer e cioè il disadattamento, meglio lo sradicamento vissuto dagli ebrei sopravvissuti alla Schoà “Siamo vivi ma in realtà siamo morti” dirà Tamara ed in effetti è così che si sente Herman , non riesce a decidere, non riesce a trovare un lavoro decente, non riesce a tenere fede ai principi religiosi del suo popolo pur sentendosene attratto, arriverà a mettere in dubbio persino l’esistenza del suo Dio. La stessa terra che lo ha accolto gli fa paura non ne comprende le abitudini, non ne condivide i ritmi, la vive come qualcosa di ostile, un altro nemico da cui nascondersi. Singer conferma in questo romanzo la sua straordinaria capacità narrativa; molto bel descritti i luoghi degradati della Grande Mela così come psicologicamente approfonditi i personaggi femminili tra tutti in particolare quello di Tamara che seppur apparsa quasi alla fine del romanzo colpisce perché testimone silenziosa dell’orrore vissuto nei lager nazisti e russi al punto da sentirsi prosciugata dentro, incapace di trovare più un senso alla sua vita. Ma tutti si muovono come fantasmi in questo scenario di miseria e dolore da cui la vita, quella vera, è esclusa. Meno coinvolgenti le pagine dedicate alle tradizioni, agli usi, ai testi sacri e ai rituali della religione ebraica funzionali però a sottolineare lo scollamento tra il prima e il dopo della tragedia. Certamente il romanzo non è all’altezza de: La famiglia Moskat, di cui però costituisce quasi un post -Schoà ,ma indubbiamente anche grazie ad una prosa scorrevole che racconta fatti, emozioni e pensieri con un ritmo incalzante, è un libro da leggere.