Concorrente al Premio Strega Città sommersa è un libro che stento a classificare. E’ un libro intimistico? un giallo? un viaggio alla scoperta di sé? Un documento storico? L’autrice parte alla scoperta di una città a lei nuova (Milano) e, a seguito della morte del padre con il quale ha avuto un rapporto altalenante e dopo aver letto alcune carte relative ad un processo da lui subito, tenta, procedendo a ritroso con salti temporali che disorientano il lettore, di ricostruirne la vita. Dagli incontri con i suoi ex amici via via emerge un uomo a lei sconosciuto con sogni e desideri, un uomo dai molteplici interessi, medico, avvocato e militante politico, sempre al servizio degli altri. Leonardo Barone viene incarcerato con l’accusa di aver curato un terrorista di Prima Linea. Marta, protagonista, narratrice ed autrice contatta allora tutti coloro che hanno sfiorato la vita di suo padre
nel tentativo di saperne di più soprattutto perché, pur avendo sempre lui condannato la violenza, ha avuto sospette contiguità con gruppi terroristici. L’azione poi si sposta a Torino: sono gli anni di piombo, degli attentati, degli omicidi, del sangue innocente versato (sembrerebbe che la Barone voglia approfondire quel periodo storico ma così non è) infine la conclusione incerta. Insomma un romanzo non ben definito nei suoi intenti la cui struttura non è ben amalgamata, la cui parte più interessante è l’ultima , quella relativa agli scioperi nelle fabbriche, alla cappa di piombo piombata sul paese, ma anche questa messa lì e basta . Si ha la sensazione che l’autrice sia ancora in cerca di sé ma come scrittrice; in ultimo una scrittura a tratti pesante, noiosa e prolissa. Anche questo da non candidare ad un concorso letterario ( secondo me).