Qualcuno ha mai paragonato gli immigrati ad uno sciame di farfalle? E’ quello che fa Vuon in questo romanzo epistolare in cui l’autore vietnamita mette nero su bianco le sensazioni, le difficoltà, l’emarginazione vissute da lui giovane immigrante negli Stati Uniti paese idealizzato e rappresentato nella sua fantasia dal biancore del latte . Il sogno americano è inseguito dal protagonista e dalla madre per liberarsi dal tormento di una guerra rimasta impressa nella carne e nello spirito della donna che sì ama intensamente il figlio , ma che a causa delle precedenti, devastanti esperienze vissute si lascia andare ad azioni di violenza su di lui. Little Dog cresce avendo come soli riferimenti la madre e la nonna , non riesce ad accettarsi né ad essere accettato, vorrebbe sparire, diventare invisibile ,ma i tratti somatici e il colore della pelle glielo impediscono e lo espongono al dileggio e agli atti di bullismo dei compagni .Così, da adulto decide di raccontare alla madre attraverso delle lettere la sua storia di sofferenza di emarginazione e di diversità e perché immigrato e perché omosessuale. Perché lo fa? , Intanto è certo che la madre, analfabeta non le leggerà poi perché solo scrivendo avrà, ormai adulto, la possibilità di liberarsi dai tormenti che l’hanno accompagnato per tutta la vita e ad accettarsi perché ogni individuo è diverso, unico e splendente. Il romanzo , a cominciare dalla copertina è straordinario. L’immagine del cerbiatto che si volge indietro mentre attraversa la strada è commovente e intensamente metaforica come tutte le altre metafore che costellano il libro. Più che romanzo si potrebbe definire poesia in prosa perché la prosa di Vuong ha l’intensità, la dolcezza, la forza evocativa proprie della poesia. Non è un libro facile da leggere, proprio per le caratteristiche del linguaggio necessita di attenzione , riflessione, rilettura delle frasi, ma è davvero un’esperienza unica nel panorama letterario a me finora noto.