Le premesse c’erano affinchè si potesse avere un romanzo potente su una tematica che continua a lacerare l’America e non solo , invece la realizzazione è molto deludente. Doveva essere infatti un romanzo sulla schiavitù ed invece finisce con l’essere una sterile ricerca di definire il concetto di libertà . L’intreccio narrativo è confuso, ci sono troppe digressioni che disorientano il lettore, la voce narrante, cosa ancora più grave, è quella di un giovane a Servizio ( da notare come ci sia una certa ritrosia ad utilizzare il termine schiavo o schiavitù) privilegiato rispetto ad altri perché figlio bastardo del padrone. Viene cresciuto nella sua casa ed istruito non certo per amore , ma per far da sostegno al figlio legittimo poco intelligente e rozzo. In seguito ad un incidente il fratello muore e lui, salvatosi a seguito di un evento prodigioso inizia una sua personalissima avventura. L’aver studiato , però, è proprio il limite maggiore del romanzo perché il linguaggio e il registro linguistico utilizzati non riescono a convincere perché appartenenti a quanto di più lontano possa esserci da un uomo reso in schiavitù. In più le vicende vissute ( la caduta nel fiume, il prodigio di cui è protagonista , le interferenze del sovrannaturale, le stesse strane amicizie mai ben definite nei loro perché, le continue riflessioni su qualcosa di teorico, distante dalla realtà , tutto insomma rende la narrazione poco credibile e soprattutto poco “partecipata”. Peccato perché in questo momento storico un buon libro sulla schiavitù e sul razzismo sarebbe davvero necessario.