Indubbiamente originale ,ma algido, “Il libro delle case” proposto per il premio Strega ripercorre la vita di un giovane attraverso l’analisi delle case non solo reali ,ma anche ideali, mentali ( Casa della sorella o Casa dei ricordi fuoriusciti) in cui ha vissuto. Sullo sfondo la Storia rievocata anche attraverso le case “del Prigioniero” ( Aldo Moro) e del Poeta ( Pasolini) . In un linguaggio raffinato, incisivo, lucido ed analitico l’autore registra la vita di una famiglia a cui non attribuisce un nome, lo stesso protagonista si chiama Io e gli altri sono Madre, Padre, Nonna, Tartaruga, Sorella. Nessuno ha un’identità precisa coagulatasi nel nome proprio: sembrano automi ciascuno chiuso nella propria solitudine . Il tutto è suddiviso in tanti capitoli brevi corredati, nel caso di case reali, da piantine planimetriche. La vita del giovane è raccontata non in sequenza temporale aprendo le porte delle case in cui è stato perché solo le pareti, i luoghi ,le scatole possono parlare. E quando “ La apriranno sentiranno quanta vita è chiusa dentro ciò che muore”
Sicuramente il romanzo si distingue per impianto narrativo e come già sottolineato per la prosa raffinata e curata al punto da dare l’impressione che lo sia appositamente ,ma , il senso raggelante della solitudine che lo pervade, la distanza dell’Autore da ciò che maneggia non lo rendono a mio parere una lettura facile e soprattutto accattivante.