Ambientato in Romagna ad Afunde , paese immaginario del delta del Po , abitato da sole donne poiché tutti gli uomini sono stati divorati dal mostro della Grande Guerra , il romanzo si propone come un noir essenzialmente però solo per l’ambientazione: la palude, i vapori che emana , le atmosfere notturne, oscuri presagi, riti ancestrali che coesistono e si avviluppano ai riti cristiani. La trama, al contrario, è abbastanza confusa ed approssimativa e l’autore da spazio ad una introspezione psicologica dei personaggi finalizzata alla comprensione di comportamenti assunti dagli stessi. Bruno, rientrato dal fronte, viene destinato come ispettore in un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini; in più è chiamato ad indagare su alcuni efferati delitti riguardanti delle giovani donne marchiate con il segno dell’uroboro simbolo di morte e rinascita . La caccia all’assassino-belva vedrà coinvolto tutto il villaggio e le donne ,in primis Ardea, giovane vedova dalla forte personalità, bella ma misteriosa , sfuggente che sembra essere “ molto più avanti” nella decodifica della realtà dell’ispettore. Storie personali si mescolano tra loro rimanendo però solo accennate. E’ come se l’autore si fosse concentrato ad accumulare fatti senza fare gli opportuni approfondimenti. Insomma.. una lettura sì scorrevole, ma poco coinvolgente.