Scritto da una autrice finlandese, il breve romanzo-racconto trasuda un amore sconfinato per l’Unione Sovietica. Due soli personaggi :un uomo ed una ragazza che si ritrovano nello scompartimento n. 6 ( il titolo ha un chiaro riferimento ad un opera di Cechov) di un treno che da Mosca va a Ulan Bator ,la capitale della Mongolia. Non si conoscono ,ma devono condividere un lungo viaggio attraverso un territorio sterminato, vario , immenso e solitario. Solo l’uomo parla e lo fa anche in modo brusco, scurrile animato però sempre , anche nei momenti di maggiore tensione , da una profonda e disperata nostalgia per la Madre Patria Russia terra di sogni e disillusioni, di fallimenti e violenze, di attese inappagate e occasioni perdute. La ragazza ascolta e malgrado la distanza culturale che la separa dall’uomo che a momenti la terrorizza, finisce con l’apprezzarlo ed appoggiarsi a lui. Una lettura che appaga per le descrizioni di paesaggi che scorrono sotto i nostri occhi attraverso il finestrino dello scompartimento n. 6 e che a tratti rievocano quanto visto da Jiuri Zivago nel suo viaggio verso gli Urali e per la nostalgia che è la nota dominante non solo di questo ,ma un po’ di tutti i romanzi russi.