Dal ventre maleodorante , convulso, colorato di Parigi emerge il personaggio di Louis, “ l’angioletto” il protagonista dell’omonimo romanzo; un buono che nessun dramma neppure quello della Grande Guerra riuscirà a scalfire. Louis , nato e vissuto in una sudicia stanza assieme a dei fratelli che la madre ha avuto da padri diversi, non si fa piegare da niente e nessuno, al contrario matura una visione distaccata e positiva della vita e delle persone che a tratti ce lo rende persino antipatico se non fosse per una sorte di anaffettività che talvolta fa capolino nelle relazioni istaurate, necessaria per sottolineare che lui non è di questo mondo. E come potrebbe esserlo, d’altronde, lui ..un buono che si districa in un mondo dominato da laidezze mai sentite come tali e anzi vissute con una leggerezza strardinaria ? L’ aspetto che colpisce maggiormente è lo stupore estatico con cui il bimbo, poi uomo, guarda alle cose nutrendosi di odori ,sapori, colori che saranno poi protagonisti delle sue tele, stupore inteso come attaccamento, amore per la vita che vengono ben chiariti nella risposta finale che l’ormai anziano pittore da ad un giornalista. Straordinaria la Parigi descritta , il brulichio di umanità al mattino nel mercato delle Halles, raffinata la prosa, insomma un Simenon magistrale.