Uvaspina è un ragazzino sensibile e delicato come un chicco d'uva protetto da una fragilissima pellicina. Ed è come un chicco d'uva la macchia che ha appena sotto l'occhio quasi una lacrima che gli riga il volto. E' affamato d'amore ,ma nessuno sarà in grado o vorrà donarglielo. E' deriso perchè " femminiello" , soprattutto su di lui eserciterà un potere dispotico e cattivo la sorella Minuccia che quando ha lo " strummolo" (una trottola di legno e corda, che gira vorticosamente su un perno scorticando tutto ciò su cui poggia) si diverte a torturarlo senza motivo. Neanche i genitori riusciranno ad amarlo e proteggerlo, il padre preso com'è dai suoi tentativi di dimostrare agli altri di valere qualcosa , la madre , fiera della propria scalata sociale, incapace di comprendere il tormento del figlio , presa esclusivamente dalla figlia in cui ha riposto tutte le sue aspettative di riuscita. Dico senza mezzi termine che il libro non mi è piaciuto. Scritto sul clichè dei libri della Ferrante è eccessivo in tutti i suoi aspetti. Ambientato a Napoli trasuda sì tutto l'amore che lega l'autrice alla propria città di cui però coglie e sottolinea tutti gli aspetti troppo forti: tinte, odori, sapori, caratteri,passioni,credenze, riti superstiziosi ,tragedie, dialetto. Tutto è eccessivo!! Dai fatti ai caratteri al rapporto simbiotico speculare ma crudele tra fratello e sorella , l'eccesso tragico prevale e , a mio avviso, sortisce un effetto rimbalzo di rifiuto di stereotipi anche linguistici ormai e per fortuna superati.