Un libro intenso dalla trama scarna ,ma con personaggi di notevole spessore. Una donna, Helène, torna a Fingerbone suo paese di origine , lascia sugli scalini della veranda della madre le sue piccole Ruth e Lucille e va a gettarsi con la macchina nel freddo e buio lago del paese, in quello stesso lago in cui aveva trovato la morte il padre precipitatovi con il treno su cui viaggiava . Delle bimbe si prenderà cura prima la nonna , poi alla sua morte le due anziane cognate ed infine Sylvie , sorella di Helène, tornata a casa dopo una vita randagia, alla costante ricerca di pace, richiamata forse dal desiderio di dare un senso alla propria vita dandosi alle " cure" domestiche delle piccole. Ruth, la maggiore , è la voce narrante ; attraverso una scrittura faconda, immaginifica, duttile che si adatta e fa fiorire situazioni assistiamo al processo di crescita di queste due bambine che vivono in silenzio attanagliate dalla paura di essere abbandonate e che accettano incondizionatamente il modo di vivere di Sylvie , strampalato, fuori da qualsiasi regola, fatto di poche azioni e molte contempazioni. Lucille comprenderà presto che se vorrà avere una vita reale si dovrà buttare alle spalle il passato e che per far questo dovrà staccarsi dal mondo incantato di Sylvie, fatto di sogni nebulosi e di presenze evanescenti, al contrario Ruth piano piano si conformerà su Sylvie fino al punto da sovrapporle l'immagine materna. E su tutto si stende la presenza inquietante del lago con le sue acque limacciose ma silenti che si richiudono come una tomba per sempre sul nonno e la madre delle bimbe, assenti ma sempre presenti nei pensieri di tutti i personaggi. Un buon libro da apprezzare soprattutto per la scrittura che ho trovato " femminile" nel senso che delicatamente riesce a cogliere le sfumature dell'animo delle ragazzine e di Sylvie e a farci comprendere appieno il senso de " le cure domestiche"-