Romanzo distopico narra di una società alle prese con "un'epidemia" di cecità. All'improvviso i suoi membri diventano ciechi , immersi in una nebbia lattiginosa che li rende disabili a qualsiasi attività. Lo Stato , per arginare la diffusione del virus, predispone il confinamento dei malati in un manicomio in disuso; lì saranno abbandonati a se stessi e sarà proprio lì ,come anche fuori nel presunto mondo " sano ", che ciascuno, per garantirsi una qualsivoglia forma di sopravvivenza, si lascerà andare agli istinti più brutali e infimi che mortificano l'umanità rivelandone il volto più atroce. Ovvio che la cecità di cui parla l'Autore è di tipo morale tant'è che il racconto non ha una collocazione temporale e spaziale così come i personaggi non hanno nomi proprio perchè intento dell'Autore è sottolineare la valenza universale della cecità intesa come allegoria della condizione dell'essere umano. Ad un certo punto, infatti, Saramago scrive: "Secondo me non siamo DIVENTATI ciechi, secondo me lo SIAMO. Ciechi che vedono, ciechi che pur vedendo , non vedono. " Attenzione: la Cecità fa perdere il rispetto e vivere in un mondo senza speranza e ciò fa sì che si scendano tutti i gradini dell'indegnità , TUTTI fino all'abiezione! Ed in questo nulla color bianco latte che assorbe ogni cosa inclusi gli esseri umani non si salva nessuno, persino i simboli religiosi diventano ciechi ! Ma un piccolo barlume di speranza comunque c'è ed è rappresentato dal personaggio della moglie del medico l'unica vedente che però maschera la sua condizione per poter assistere il marito e gli altri. Un gesto di amore ed altruismo che "alleggerisce" il romanzo dando fiato alle speranze, dimostrando che la resistenza e la solidarietà possono esserci anche in condizioni proibitive. Particolarissimo il linguaggio e lo stile :assenza di segni di punteggiatura, periodi indiretti liberi ne costituiscono la peculiarità, ma anche , a mio avviso il fascino.Romanzo crudo e disturbante ma potente,straordinario , immenso!