Se nei libri “La vegetariana” e “L’ora di greco” il lettore si è confrontato con i temi della fragilità umana e della sofferenza ( condizioni che si manifestano con una privazione nell’un caso del cibo , nell’ altro della parola) in questo libro Hang Kan invece tratta il tema della memoria, capacità che deve essere alimentata e coltivata affinchè si possa evitare il ripetersi di orrori che segnano indelebilmente persone e popoli. E’ un libro quindi sull’amore per gli esseri umani, sulla consapevole seppur dolorosa necessità di riportare alla luce fatti che tutti vorrebbero dimenticare tanto sono atroci ma con cui bisogna fare i conti. La protagonista Gyeong-ha ha terminato di scrivere un libro sul massacro compiuto ai danni di trentamila coreani accusati di essere comunisti ed è come svuotata, esaurita, non riesce a fare o pensare a nulla; è in preda ad incubi ricorrenti , ha dinanzi gli occhi una selva di alberi neri con la cima recisa , quasi fossero lapidi, lì sempre presenti ,aggrediti dalle onde del mare che vogliono strapparli alla spiaggia in modo da cancellarne l’esistenza. Dallo stato catatonico la strapperà la sua unica amica In-seon, giornalista e fotografa che, ricoverata in ospedale, inaspettatamente le telefona chiedendole di recarsi a casa sua a Jeju ( luogo dove era avvenuto l’eccidio) per dar da mangiare al suo pappagallino che altrimenti sarebbe sicuramente morto. E’ la necessità di far vincere la vita sulla morte che spinge Gyeong-ha a prendere un aereo per affrontare, mettendo a repentaglio la sua di vita, un viaggio sull’isola nel bel mezzo di una tormenta di neve per salvare l’uccellino. Giunta a destinazione lo troverà già morto e lo seppellirà nella neve ai piedi di un albero. Ma è proprio nella casa dell’amica che inizierà il suo vero viaggio a ritroso nel tempo, un viaggio doloroso e atroce. È una discesa agli Inferi, un parto estremamente sofferto in cui realtà e sogno si mescoleranno così come le due donne (In-seon infatti improvvisamente appare nella casa) senza che si riesca a distinguere i due piani o le due amiche. Solo così, però, si potrà , ricostruendo il passato con l’ausilio di documenti, ritagli, oggetti , indagini ,testimonianze, accendere una timida fiammella di speranza e di vita e soprattutto non si dirà addio a ciò che è stato e che non deve più essere. Un libro delicato di sentimenti, emozioni, in cui i paesaggi imbiancati diventano lievi e metafora parlante di una condizione esistenziale, in cui gli oggetti e gli animali parlano creando atmosfere suggestive, affascinanti quasi fiabesche , un libro potente e struggente, più organico nell’esposizione dei primi due, summa delle tematiche affrontate dall’autrice, capace di segnare ed infiammare il cuore.