IL MACELLAIO (16/02/2025) - a cura della prof.ssa Anna Cosenza Toscano


Autore: Joyce Carol Oates

Genere: narrativa straniera

Valutazione:

 

Una storia brutale in cui realtà e finzione si mescolano abilmente per dar vita ad un romanzo che per “ l’asetticità” con cui è scritto non solo ricorda “ Il racconto dell’ancella” ma anche riesce a esondare dalla contestualizzazione temporale per diventare urlo di denunzia della condizione femminile ad oggi. Protagoniste sono le donne, ma le più reitte della  società: le pazze . tutte quelle donne che oltre ad avere un qualche disturbo mentale mostrano segni di insofferenza nei confronti di una condizione che le vuole assoggettate al padre, marito, fratello. Il macellaio dalla mano rossa è Silas Aloysius un ometto meschino, un miserabile che malato di un folle delirio di onnipotenza , approfittando della sua  posizione apicale ( dirige il manicomio di una cittadina americana) sperimenta, squarta, opera senza anestesia le donne lì rinchiuse,  preso dalla brama di passare alla Storia come padre della gino-psichiatria. Un novello Dott. Mengele che non si ferma di fronte a nulla anzi , prova un esaltante piacere nel seviziare le sue vittime in nome della scienza. L’incontro con l’albina Brigit , piccola serva irlandese dal viso angelico abbandonata dal mondo e caduta nelle sue mani lo segna trasformandosi ben presto in una vera e propria ossessione e creando un malsano rapporto tra vittima e carnefice determinante per la conclusione del romanzo ma che nelle modalità con  cui si svolge esalta ancor di più la fragilità e la pochezza dell’uomo.  Il libro è ambientato in una cittadina americana del Nord ai tempi della secessione e dell’imminente guerra tra Nord e Sud sulla legittimità della schiavitù. La contestualizzazione storica è molto interessante perché evidenzia una ipocrita posizione americana su un tema scottante e mai superato nel Paese che si professa da un lato esportatore di libertà e democrazia ma  che a tutt’oggi alza mura contenitive dei confini e che dell’odio nei confronti dei migranti fa la sua bandiera politica.  In concreto il libro ammalia proprio per i diversi piani di lettura che spontaneamente si offrono alle riflessioni dell’avido lettore. Oltre alla storia nuda e cruda c’è il controverso rapporto con la scienza, l’intransigenza nel predicare la condanna del razzismo ( a parole ) e poi un falso perbenismo volto alla tutela di genere e razza, la brutalità nei confronti delle donne, l’amore , il rapporto con i genitori , la forza delle donne a fronte di un maschio che fa della violenza il suo unico punto di forza, il tutto espresso grazie ad una scrittura chirurgica ottenuta anche ricorrendo ad un espediente letterario. L’intera vicenda è raccontata in forma diaristica. L’introduzione è una  lettera del figlio del Macellaio che, ritrovati i diari del padre, decide di pubblicarne le pagine, poi si susseguono gli scritti del Macellaio e le riflessioni di Brigit.  Questo garantisce il distacco dell’Autrice dalla vicenda perché solo una scrittura asettica che escluda un’interpretazione dei fatti può consentire di farne brillare in modo assoluto la crudezza. Un libro superbo che racconta con un incalzante climax una storia che serra lo stomaco, da cui si riemerge ferite,  ma  assolutamente  necessario.